L’Italia ospita alcuni dei vulcani più attivi e studiati al mondo, che rappresentano un laboratorio naturale di eccezionale valore scientifico ma anche una significativa fonte di rischio per aree densamente popolate. Le Reti sui Vulcani sono infrastrutture di monitoraggio multidisciplinari, specificamente progettate per sorvegliare l’attività di questi complessi sistemi geologici e per comprenderne i meccanismi di funzionamento.
Queste reti, potenziate e integrate attraverso il progetto PNRR MEET, sono il risultato di decenni di ricerca e sviluppo tecnologico. Esse combinano diversi metodi di indagine per cogliere ogni minima variazione nello stato di un vulcano, dal movimento del magma in profondità alle emissioni di gas in superficie.
I dati grezzi e le osservazioni continue (DPL 0-1) acquisiti da queste reti sono essenziali per le attività di sorveglianza condotte dagli osservatori vulcanologici e costituiscono la base per la ricerca scientifica. L’elaborazione di questi dati primari permette alla comunità scientifica di sviluppare prodotti ad alto valore aggiunto (DPL 2-3), come modelli interpretativi dei processi eruttivi e scenari di pericolosità.
Un approccio multidisciplinare e multi-parametrico
Un monitoraggio vulcanico efficace si basa sull’integrazione di dati provenienti da diverse discipline. Per questo motivo, ogni area vulcanica è monitorata da un complesso insieme di reti strumentali, che includono:
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Reti Sismiche: per rilevare la micro-sismicità legata alla fratturazione delle rocce e al movimento dei fluidi magmatici.
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Reti Geodetiche (GNSS e tiltmetriche): per misurare le deformazioni del suolo, indicatori diretti della pressurizzazione del sistema magmatico.
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Reti Geochimiche: per analizzare la composizione e il flusso dei gas emessi dalle fumarole e dal suolo, che riflettono i cambiamenti nel magma profondo.
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Altre reti: includono sistemi di monitoraggio termico (telecamere termiche), infrasonico (per rilevare esplosioni) e gravimetrico, che forniscono ulteriori parametri per una valutazione completa dello stato del vulcano.
Le aree vulcaniche monitorate
Le infrastrutture di monitoraggio sono concentrate sulle principali aree vulcaniche attive e quiescenti del territorio nazionale, ognuna con le sue specifiche peculiarità e necessità di sorveglianza:
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Campi Flegrei e Vesuvio: due aree ad altissimo rischio vulcanico per la loro vicinanza a grandi centri urbani densamente popolati, monitorate con reti estremamente dense e tecnologicamente avanzate.
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Etna: uno dei vulcani più attivi al mondo, la cui attività persistente richiede un monitoraggio continuo e in tempo reale.
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Isole Eolie: un arco vulcanico che include vulcani con stili eruttivi molto diversi, come Stromboli (attività persistente) e Vulcano (stato di quiescenza con degassamento attivo) e che richiede un approccio multidisciplinare del monitoraggio.
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Pantelleria e Canale di Sicilia: aree di vulcanismo sottomarino e insulare che richiedono specifiche tecniche di monitoraggio.
La piattaforma IPSES offre un accesso integrato ai dati e ai prodotti provenienti da queste complesse infrastrutture, supportando la ricerca vulcanologica e contribuendo a una più efficace valutazione e mitigazione del rischio vulcanico.